Il settore socio sanitario sta vivendo una profonda crisi in un Paese come l’Italia, soggetto a un progressivo invecchiamento della popolazione e di conseguenza a un crescente bisogno di prestazioni assistenziali.
Lo Snalv punta il dito contro le piaghe che affliggono le RSA ossia disparità di trattamento economico tra infermieri e operatori socio sanitari (OSS) del pubblico e del privato, sovraccarico di lavoro con aggravamento dello stress del personale e carenza di organico e propone due soluzioni concrete: la prima è allineare i trattamenti retributivi degli impiegati nelle strutture private a quelli dei colleghi che, a parità di professionalità, svolgono le medesime mansioni nell’ambito pubblico; a tal fine, è necessario un impegno finanziario del Governo centrale e la revisione dei sistemi di budget regionali; la seconda è reperire le figure professionali necessarie per colmare il divario tra domanda e offerta e garantire l’erogazione dei nuovi servizi sociosanitari.
Su questo punto è indispensabile il coinvolgimento di Università ed enti di formazione, che dovrebbero ampliare la platea di studenti (per esempio, i corsi di laurea in scienze infermieristiche sono ancora a numero chiuso e non corrispondono al reale fabbisogno di infermieri).
In occasione delle proposte presentate a fine marzo in un documento tecnico al Sottosegretario alla Salute, On. Marcello Gemmato, nell’ambito del confronto sulla riforma sull’assistenza agli anziani, di cui il governo dovrà emanare i decreti attuativi entro gennaio 2024, lo stesso Gemmato ha assicurato il pieno coinvolgimento del Sindacato, anche nelle future interlocuzioni con il Ministero del Lavoro.
Snalv Confsal ha di recente rinnovato il contratto collettivo nazionale Anaste (Associazione nazionale strutture territoriali e per la terza età), portando gli stipendi di OSS e infermieri sopra ai livelli retributivi previsti da altri contratti collettivi del settore. Tuttavia, si tratta di retribuzioni ancora troppo basse, soprattutto se raffrontate a quelle del pubblico impiego o, peggio ancora, se relazionate agli aumenti inflazionistici dell’ultimo periodo.
“Ci battiamo da sempre al fianco dei lavoratori per eliminare le disparità di trattamento tra pubblico e privato” ha dichiarato il Segretario Generale Snalv Confsal, Maria Mamone, “occorre affrontare il problema dalla radice, impegnando la politica a occuparsi seriamente delle inefficienze create negli anni”.
Allo stato attuale, infatti, le Regioni non dialogano ed esiste una totale disomogeneità tra le diverse discipline. Il sistema vigente dei budget regionali ha generato inefficienze strutturali che impediscono anche alla contrattazione collettiva di valorizzare adeguatamente i dipendenti. A ciò si aggiunge il fenomeno dei sub-appalti al ribasso e delle false cooperative, che spesso scaricano i costi sui ‘soci-lavoratori’.
“Come Sindacato dei lavoratori stiamo cercando di proporre soluzioni plausibili che consentano pari dignità tra i profili professionali. La riforma sull'assistenza agli anziani è un' occasione storica per superare ataviche criticità”. “Naturalmente - conclude Maria Mamone - siamo pronti al dialogo anche con gli altri sindacati, lo reputiamo fondamentale soprattutto in vista della prossima Legge di Bilancio, momento in cui si capiranno le reali intenzioni di questo Governo”.
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Torino, 24 ottobre 2023. Nonostante le dichiarazioni del Governo, tradotte in un recente decreto legge, sull’immediata apertura di nuovi Centri di Permanenza per il Rimpatrio (i cosiddetti Cpr) - ritenuti essenziali per fronteggiare l’ondata di sbarchi che ha superato quota 140mila arrivi da gennaio - la struttura di Torino rimane chiusa da oltre sette mesi, in seguito a un incendio divampato e i lavoratori sono stati licenziati. A denunciare la situazione è il sindacato autonomo Confsal e la sua federazione di categoria Snalv Confsal che parla di licenziamento dei dipendenti, dovuto all’impossibilità di richiedere altri ammortizzatori sociali, allo scadere del periodo di Cassa Integrazione applicata.